Con il terrore di esser presi da attacchi di panico diventa perciò quasi impossibile abbandonare il guscio protettivo della propria casa almeno se non in compagnia. Viaggiare sui mezzi pubblici o anche guidare il proprio autoveicolo. Restare da soli tra la gente, magari in coda, e via dicendo.
Evitare tutte le situazioni in potenza creatrici d’ansia diventa lo “status” prevalente ed i soggetti diventano schiavi dei propri attacchi di panico, con la conseguente costrizione, sovente, di tutti i familiari ad un adattamento alle circostanze, e cioè a non lasciarli mai da soli e ad accompagnarli dovunque essi debbano andare, non riuscendo ad evitare il conseguente senso di rammarico che deriva dalla condizione di essere “grandi e grossi” ma dipendenti dagli altri. Questa situazione potrebbe generare anche una depressione secondaria.
La caratteristica principale degli attacchi di panico è la ricorrenza, l’essere inaspettati, l’essere seguiti da perlomeno un mese di preoccupazioni persistenti di avere successivamente altri attacchi di panico.
Come cambia la vita
Il soggetto si preoccupa delle plausibili conseguenze o implicazioni degli attacchi di panico e modifica il proprio modo di vivere in conseguenza di questo problema, evitando soprattutto quella situazione in cui ha paura che questi abbiano modo di verificarsi.
Il primo degli attacchi di panico è in genere improvviso e non ce lo si attende, cioè scoppia “a ciel sereno”, motivo per il quale il paziente è soggetto ad un enorme spavento e, sovente, si reca al pronto soccorso. Successivamente è facile che possano divenire più facilmente prevedibili.
Per diagnosticarli sono necessari almeno due eventi di attacchi di panico non aspettati, ma frequentemente ne si soffre di molti di più.
I soggetti affetti da Disturbi di Panico si manifestano per le proprie caratteristiche preoccupazioni o anche per come interpretano le conseguenze o le implicazioni dei loro attacchi di panico Il preoccuparsi per l’attacco successivo o per ciò che può implicare è sovente associato con lo sviluppare di tecniche per evitarli che potrebbero generare delle vere e proprie agorafobie. In questo qual caso si diagnostica il cosiddetto “Disturbo di Panico con Agorafobia”.
I fattori scatenanti
Tipicamente gli attacchi di panico accadono più frequentemente durante i periodi di stress. Alcune situazioni di vita potrebbero difatti rivelarsi dei veri e propri fattori scatenanti, anche se non indicono necessariamente lo scatenarsi di attacchi di panico. Tra le situazioni di vita che possono far precipitare la situazione riferite più diffusamente troviamo i matrimoni o le convivenze, le separazioni, le perdite o le malattie di persone significative per l’esistenza del paziente, l’essere vittime di certe forme di violenza, il classico problema finanziario ed i problemi lavorativi.
Normalmente il primo attacco si verifica solitamente in situazioni di agorafobia (come, per esempio, condurre un’auto da soli o trovarsi su di un pullman in città) e, comunque, sovente in alcuni contesti stressanti. Le situazioni stressanti, quelle di natura agorafobica, le condizioni climatiche tipiche dell’estate rovente (tantissimo caldo ed una persistente ed opprimente cappa di umidità), le droghe di tipo psicoattivo possono difatti far scoppiare sensazioni di tipo corporeo che potrebbero essere valutate in modo catastrofico, incrementando il rischio che si sviluppino attacchi di panico.
Sintomi
Gli attacchi di panico hanno un principio improvviso, poi l’apice viene raggiunto in modo rapido (solitamente meno di 10 minuti) e si protrae per venti minuti circa (non è infrequente che questi tempi possano essere diversi).
La sintomatologia tipica degli attacchi di panico tipici consta di:
- Tachicardia e palpitazioni.
- Terrore di impazzire o di perdere il controllo (per esempio, il terrore di fare qualcosa in pubblico che possa mettere in imbarazzo o il terrore di scappare quando siamo preda del panico o, comunque, di dare segni di incontenibile insofferenza).
- Sensazione come di sbandare ed anche instabilità (vertigini e capogiri).
- Tremori di tipo fine o del tipo “a grandi scosse”.
- Sudorazioni
- Sensazioni di soffocare
- Dolori o fastidii al petto
- Sensazione di derealizzazione (si percepisce l’ambiente esterno come irreale e strano, sensazione di distacco e stordimento) e depersonalizzazione (ci si percepisce in modo alterato, e questa situazione è caratterizzata da sensazioni di estraneità o distacco dal proprio processo di pensiero o, anche, dal proprio organismo)
- Brivido.
- Vampato di calore.
- Parestesia (sensazione di formicolii o intorpidimenti).
- Nausee o altri disturbi a livello addominale.
- Sensazioni di asfissie (strette o nodi in gola).
Non tutta la sintomatologia è necessaria perché si possano diagnosticare gli attacchi di panico. Alcuni di essi si caratterizzano in particolare o solamente per taluni di questi sintomi. La gravità e la frequenza dei sintomi di attacchi di panico può variare anche di molto nel corso delle circostanze e del tempo. Per esempio, taluni soggetti dichiarano attacchi non troppo frequenti (per es., una volta ogni sette giorni), che avvengono in modo regolare per qualche mese. Altri raccontano di serie brevi di attacchi, però con maggior frequenza, e alcuni anche con una sintomatologia da attacco di panico meno intensa (per es., tutti i giorni per sette giorni), con intervalli di settimane o anche mesi senza che si verifichi anche un solo attacco o, perlomeno con attacchi assai frequenti (per es., un paio al mese) per tanti anni.
Poi esistono anche i cosiddetti del tipo paucisintomatico, molto diffusi nei soggetti con Disturbi di Panico, e cioè degli attacchi durante i quali si palesano solo alcuni dei sintomi caratteristici dell’attacco, senza che esploda in un vero e proprio attacco. La maggioranza dei soggetti con la sintomatologia tipica di attacchi di panico paucisintomatici, purtuttavia, ha sofferto di attacchi di panico del tipo completo, con tutta la sintomatologia classica, in qualche fase nel corso dell’attacco.
Durante gli attacchi di panico, pensieri di natura catastrofica incontrollati e automatici abbondano nel cervello del soggetto che prova, di conseguenza, elevata difficoltà di pensiero chiaro e nitido e si terrorizza al pensiero che tale sintomatologia sia propriamente pericolosa. Taluni si terrorizzano anche al pensiero che gli attacchi possano indicare l’insorgenza di una patologia che non sia stata loro diagnosticata, magari anche letale (ad esempio, epilessia, cardiopatia). Nonostante i frequentissimi esami clinici e le rassicurazione, possono restare terrorizzati e straconvinti di essere molto malati. Qualche altro soggetto teme che la sintomatologia degli attacchi di panico indichi che si stia perdendo il controllo o “impazzendo”, oppure anche che si sia instabili e deboli emotivamente.
Cura
Nella terapia per gli attacchi di panico, che sia presente o meno l’agorafobia, ed anche relativamente alla cura per i disturbi d’ansia più genericamente, il tipo di psicoterapia che le ricerche scientifiche hanno valutato essere più efficiente, e nel minor tempo possibile, è la “cognitivo – comportamentale“. Trattasi di una psicoterapia veloce, a cadenze di solito settimanali, in cui il soggetto svolge una parte attiva nella risoluzione del suo problema e, unitamente all’operatore, deve concentrarsi sulle metodiche di apprendimento dei modi di pensare e di comportarsi più utili alla terapia per gli attacchi di panico, con il fine di interrompere i circoli viziosi della patologia.
Tanto per l’agorafobia che per il panico, una terapia che si fondi sul sistema cognitivo – comportamentale è assolutamente raccomandabile e rappresenta la soluzione primaria. In realtà non ci si dovrebbe affidare ai medicinali o ad altre soluzioni psicoterapeute senza provare prima quella che quasi tutti i ricercatori hanno indicato essere la più efficiente per sconfiggere gli attacchi di panico.
La terapia a base di farmaci contro gli attacchi di panico e contro l’agorafobia, nonostante sia sovente sconsigliabile (se non altro in qualità di unica cura), si fonda sostanzialmente su due classi di medicinali: gli antidepressivi e le benzodiazepine che vengono sovente impiegati insieme.
Se stiamo parlando di una forma lieve allora può dimostrarsi sufficiente anche la prescrizione di sole benzodiazepine per curare temporaneamente gli attacchi di panico, ma probabilmente non sarà risolutiva. I principi attivi più adoperati sono il lorazepam, il clonazepam, l’etizolam e l’alprazolam. Tali medicinali, però, se utilizzati contro agorafobia e attacchi di panico, possono rischiare di creare una dipendenza forte e non eliminare il disturbo, a maggior ragione se non si espleta contemporaneamente una psicoterapia del tipo cognitivo – comportamentale.
Anche gli antidepressivi hanno dimostrato la loro efficacia per curare questi due gravi disturbi, e, in particolar modo, i TCA – triciclici (ad esempio desimipramina, imipramina e clorimipramina), gli IMAO (inibitori delle mono amino ossidasi), e soprattutto gli SSRI (inibitori selettivi del reuptake della serotonina), tra i quali ricordiamo sertralina, fluvoxamina, fluoxetina, paroxetina, escitalopram e citalopram, al giorno dopo utilizzati diffusamente.
Quest’ultima famiglia di medicinali evidenzia. difatti, rispetto a quelle che la hanno preceduta, una maneggevolezza migliore e effetti collaterali in misura molto minore.
Se gli attacchi di panico e agorafobia non dovessero rispondere bene alla terapia con gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina, a quel punto si potrebbero impiegare i triciclici, anche se un buon numero di medici utilizza questi principi attivi già come prima cura.
Gli inibitori delle mono amino ossidasi, pur trattandosi di medicinali dalla comprovata efficacia, sono caduti in disuso quasi totalmente come metodo di terapia per gli attacchi di panico a causa degli effetti collaterali anche di una certa gravità che potrebbero indurre qualora fossero associati ad alcuni principi attivi o qualora non si seguissero le prescritte restrizioni della dieta.
Approfondimenti e credit
- Psichiatria psicodinamica. Glen O. Gabbard; Ed. Cortina Raffaello; 2015
- Manuale di clinica e riabilitazione psichiatrica. Dalle conoscenze teoriche alla pratica dei servizi di salute mentale vol.2. Riabilitazione psichiatrica. A. Vita, L. Dell’Osso, A. Mucci; Ed. Giovanni Fioriti Editore; 2019