I fattori a rischio per la salute dell’umano sono rappresentati dalla resistenza agli antibiotici.
I fattori preoccupanti per la salute dell’uomo non sono rappresentati solo dalle malattie ma anche dalla resistenza agli antibiotici. Infatti, questa è una minaccia che sta preoccupando molto negli ultimi tempi.
Prima di tutto sapremo benissimo che gli antibiotici vengono utilizzati per prevenire e curare le infezioni batteriche. L’antibiotico resistenza è quel fenomeno che si manifesta quando i batteri diventano resistenti a questi farmaci, ovvero non rispondono più alla loro azione. Nell’ultimo anno, questo fenomeno sta aumentando sempre di più e ci sono circa 214 mila decessi dovuti alle infezioni resistenti agli antibiotici. Si tratta quindi, di una vera e propria minaccia estesa mondialmente. In Italia, la percentuale di infezioni resistenti agli antibiotici è passata dal 17% nel 2005, al 30% nel 2015 e potrà arrivare al 32% nel 2030. Un numero decisamente superiore alla media dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Purtroppo per noi il nostro Paese è tra quelli con i più alti tassi di moralità da infezioni resistenti agli antibiotici.
Grazie al rapporto di Global Research on Antimicrobial Resistance pubblicato quest’anno da “The Lancet”, che ha analizzato i dati di 204 paesi, sappiamo che oltre 1,2 milioni di persone sono decedute per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici e sono circa 5 milioni i decessi associati al fenomeno di AMR. Questi dati per noi sono molto preoccupanti, perché c’è il rischio che le malattie infettive comuni diventino difficili da curare e quindi mortali. I neonati sono quelli più a rischio.
Cos’è l’antibiotico resistenza
L’antibiotico al giorno d’oggi è il farmaco più comune utilizzato nelle Terapie intensive neonatali. Per questo motivo, purtroppo negli ultimi anni i neonatologi hanno iniziato a valutare in maniera critica l’utilizzo degli antibiotici. Rimane quindi, molto significativa la sfida che riguarda l’ottimizzazione dell’uso dell’antibiotico in ambito neonatale.
Oggi, più del 75% dei neonati che hanno un peso inferiore a 1.500 g e più dell’80% di quelli che hanno un peso minore di 1.000 g vengono sottoposti dalla nascita alla cura con terapia antibiotica, perché c’è il sospetto di una sepsi. Quest’ultima è precoce se varia da 0 a 7%. Gli ultimi dati recenti, inoltre hanno messo in evidenza che l’uso non necessario e prolungato dell’antibiotico, soprattutto durante la prima settimana di vita nei neonati pretermine, aumenta sicuramente il rischio di insorgenza di un’infezione tardiva, di enterocolite necrotizzate o addirittura di morte.
In ogni caso questo fenomeno si manifesta a causa di alcuni fattori principali. Il suo sviluppo ma anche la sue diffusione sono artificiali e dovuti all’uomo. In particolare all’uso inappropriato ed eccessivo dell’antibiotico. Per questo consigliamo sempre di fare molta attenzione e consultare il proprio medico.