L’anafilassi in determinati casi può avere un esito esiziale, il quale esito può avvenire per lo più per una repentina, improvvisa e grave ipotensione arteriosa che viene causata dall’alterazione della permeabilità vasale e dalla vasodilatazione, a loro volta causate da un rilascio “importante” di mediatori solubili conseguente alla ingestione o all’immissione per via parenterale di determinati antigeni o di altri elementi scatenanti.
Anafilassi: l’epidemiologia
L’epidemiologia dell’anafilassi è varia, secondo le ricerche e gli studi condotti. All’origine di questa variabilità troviamo:
- I fatto che non sempre chi ne è afflitto cerca un pronto soccorso;
- Il fatto che la diagnosi non viene sempre effettuata correttamente: secondo alcuni ricercatori i dati sulla sua incidenza potrebbero aumentare di sette volte, se si considerassero con attenzione altre diagnosi;
- Le definizioni diverse utilizzate nel tempo: difatti i dati epidemiologici messi a disposizione dalla letteratura variano in funzione delle definizioni adottate;
- La mancanza di una definizione di anafilassi che venga adottata universalmente;
- La popolazione usata spesso includente specifiche categorie di pazienti (in pronto soccorso, in ospedale, ambulatori di pediatria generale o specialistici).
Studi risalenti al 2008 hanno stimato che la prevalenza dell’anafilassi possa variare dallo 0,005 al 2 percento, considerando qualsiasi possibile agente scatenante, nonostante la maggioranza dei ricercatori concordino sul fatto che la prevalenza reale risulti sottostimata.
Poiché non risulta che esistano studi più recenti, ci si rifà al seguenti studio:
Calvani M e al. – 2006:
Per questo studio fu interrogato il Ministero della Salute, laddove si registrano tutte le principali diagnosi relative alle schede di dimissioni ospedaliere stilate in qualsiasi ospedale italiano, sia in regime di day hospital che in quello di ricovero ordinario. In tali diagnosi si sono cercati i 4 codici ICD – 9 – CM attraverso i quali si registrarono tutti i casi relativi ad anafilassi nei tre anni dal duemilauno al duemilatre, esattamente come:
- 4 = Shock anafilattici da siero, non altrove classificati
- 6 = Shock anafilattici da reaziona avversa ad alimenti non specificati
- 4 = Shock da anestesie, non altrove specificati
- 0 = Altri shock anafilattici, non altrove classificati
Il complessivo numero di codici relativi ad anafilassi trovati tra chi fu ricoverato in questi tre anni era relativo a ricoveri per 4.601 casi, sia in regime di day hospital che in quello ordinario.
All’incirca un quinto degli eventi anafilattici (vale a dire 909) si verificarono in pazienti tra gli 0 ed i 14 anni di età, mentre trecentocinquanta in pazienti tra i quindici ed i ventiquattro anni d’età.
Non vogliamo entrare qui nel dettaglio, ma, nel totale, in questo triennio studiato, si sono ospedalizzati per anafilassi meno di 4 casi su centomila bambini/adolescenti tra gli 0 ed i 14 anni di età, dato che è all’incirca il doppio del dato rilevato per la fascia d’età successiva (dai 15 ai 24 anni), che risulta essere di meno di due casi su centomila), e che è superiore anche al dato rilevato per la fascia d’età ancora successiva, cioè “più di 24 anni” (all’incirca due casi e mezzo ogni centomila).
Ne risulta, dunque, che le ospedalizzazioni per eventi anafilattici è superiore nella fascia di età 0-14, particolarmente per i primi dodici mesi di vita, laddove si raggiunge il dato di quasi l’undici su centomila nel 2001 e quasi il sedici su centomila nel 2002. Si raggiungono questi valori in questa fascia d’età soprattutto a causa dell’elevato numero di eventi anafilattici dovuti all’alimentazione nei primi quattro anni di vita e, in particolar modo, nei primi dodici mesi di vita.
E’ giusto che sottolineiamo che in tale studio l’incidenza “vera” degli eventi anafilattici nella popolazione viene sottostimata poiché mediamente il sessanta percento dei bimbi colpiti da anafilassi non viene condotto in ospedale.
Da rimarcare che molto elevato è il numero di casi di eventi anafilattici causati da punture di imenotteri, con una maggior incidenza nella età adulta e anche presenile, come elevato è anche il numero di casi di eventi anafilattici di natura alimentare che, però, colpisce prevalentemente le età più giovani.
La classificazione secondo i meccanismi di natura patogenetica e le cause principali di anafilassi
Il meccanismo di natura patogenetica che genera l’anafilassi è la liberazione, da parte di basofili o mastociti, di mediatori chimici biologicamente attivi. Se tale meccanismo reattivo si dovesse verificare nel contesto di una reazione IgE – mediata, classica, la quale situazione, peraltro, costituisce la maggioranza degli eventi, allora si può parlare di reazione anafilattica, anafilassi; se, al contrario, tale meccanismo reattivo si manifesta in assenza di reazioni IgE – mediate, allora si potrà parlare di reazione anafilattoide.
I fattori che aumentano i rischi di anafilassi
- L’età: nei bimbi più piccoli non può essere sottostimata o non essere riconosciuta poiché i bimbi piccoli non riescono a spiegare la sintomatologia accusata; gli adulti e gli adolescenti, invece, potrebbero andare incontro a stili di vita a rischio come, ad esempio, l’assunzione di droghe o di alcolici; le persone anziane, invece, possono rischiare più che altro per eventuali reazioni a farmaci assunti e per una maggior sensibilità ad eventuali punture di insetti; le donne incinte rischiano, nel momento del travaglio ed in quello del parto, per le profilassi antibiotiche contro le infezioni neonatali e contro gli streptococchi del gruppo B.
- Le co-morbidità:
- Eventi asmatici ed altre malattie del tratto respiratorio, particolarmente se mal gestite gravi;
- Ipertensioni ed altre malattie di natura cardiovascolare;
- Disordine monoclonale dei mastociti e mastocitosi;
- La patologia atopica costituisce uno dei fattori di rischio per l’anafilassi generata da reazioni alimentari, da esercizi fisici e da lattici, ma non per l’anafilassi causata da puntura di insetti o da antibiotici del tipo beta-lattamico o insulina;
- Fenomeni depressivi o altri disturbi di natura psichiatrica in quanto possono generare una alterazione nei meccanismi di riconoscimento della sintomatologia;
- Patologie a carico della tiroide (per alcuni casi di anafilassi idiopatica);
- Prodotti farmacologici ed altre sostanze chimiche:
- L’utilizzo contemporaneo di prodotti farmacologici e/o di sostanza di natura chimica che possano creare alterazioni nel processo di riconoscimento dell’anafilassi, favorendo, pertanto, una maggiore gravità della anafilassi stessa, per esempio droghe, antidepressivi, ipotensivi e sedativi;
- Farmaci ACE inibitori e betabloccanti.
- Altri fattori:
- L’esercizio fisico;
- Processi infiammatori acuti, come, ad esempio, quelli del tratto respiratorio inferiore;
- Il ciclo mestruale;
- Uno stress emozionale;
- Alcuni mestieri, come, per esempio, quello dell’apicoltore;
- Episodi di anafilassi precedenti;
- La iperistaminemia (un elevato livello basale di istamina);
- Aumentati livelli basali di triptasi;
- Livelli ridotti di attività da parte dell’enzima PAF – AH;
- Una attività ridotta da parte dell’ACE.
Anafilassi: che fare?
L’unica terapia, il farmaco che ti salva la vita, è l’adrenalina.
Vediamo le indicazioni:
- Indicazioni assolute: qualsiasi caso in cui la compromissione respiratoria sia grave (asma) o anche lo sia la compromissione cardiocircolatoria (shock o ipotensione), o anche neurologica (perdita dei sensi);
- Indicazioni relative: se la sintomatologia (soprattutto la lingua che si gonfia, l’edema alla gola ed i dolori all’addome) si manifestano in modo rapido dopo l’ingestione di cibi che già in passato avevano dato luogo ad anafilassi grave.