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Con il termine amebiasi, si vogliono indicare tutte le sindromi principali che provocano infezioni, scaturite dall’Entamoeba Histolytica. Tale disturbo determina nel malato rettocolite, dissenteria amebica, amebiasi epatica oppure intestinale cronica ed alcune volte il focolaio può colpire il cuore, il peritoneo oppure i polmoni.
L’amebiasi è una patologia che va ad infettare l’intestino per via del parassita E. Histolytica. Tali parassiti sono unicellulari e possono infettare sia gli uomini che gli animali, e ci sono almeno sei tipologie differenti di Entamoeba che possono colpire l’intestino umano, ma a determinare l’Amebiasi è solamente l’Histolytica. Con il termine ameba, si vuole indicare tutte le forme animali unicellulari che hanno una consistenza gelatinosa ed una forma irregolare e che sono sempre in continua evoluzione fisica. Le amebe si possono trovare nel suolo, nell’acqua ed in tutti gli ambienti umidi e si nutrono grazie alle estensioni del loro corpo che prendono il nome di pseudopodi.
Il parassita E. Histolytica,vive nelle persone infette, e può essere espulso tramite le feci. Tale parassita può sopravvivere per diversi giorni oppure mesi nel suolo, nelle acque contaminate dalla feci e nei fertilizzanti. L’infezione si contrae mediante l’assunzione di acqua o cibo contaminato, ed essa può essere presente anche sulle mani della persona già contagiata, in particolar modo se non esegue regolarmente le norme igieniche di base, come lavarsi le mani dopo essere stati in bagno. Se tale persone successivamente ha contatti con altre persone, oppure prepara cibi per altri, il parassita può penetrare nel corpo attraverso la bocca, per poi moltiplicarsi nell’intestino. L’amebiasi è molto probabile che si possa contrarre con facilità a seguito di viaggi nei paesi in via di sviluppo, dove le norme igieniche e sanitarie sono scarsi. Le persone infette non mostrano una sintomatologia riconducibile a tale malattia, ma nonostante questo si possono manifestare infiammazioni del rivestimento intestinale. È possibile inoltre, che il parassiti si diffonda nel sangue, e di conseguenza vada ad infettare tutti gli altri organi del corpo.
L’amebiasi si diagnostica principalmente attraverso l’esame delle feci esaminato al microscopio. Tale test si esegue su tre campioni di feci provenienti dall’evacuazione di giorni differenti, ma può capitare che in presenza di ascesso epatico amebico, tale procedura non risulti efficace. Il parassita si può individuare anche mediante il prelievo di fluido proveniente da un ascesso ed esaminato successivamente al microscopio. Questo esame si esegue facendo passare un ago attraverso la pelle fino alla zona desiderata, utilizzando contemporaneamente una ecografia utile al medico per eseguire la procedura. In presenza di diarrea con sangue e di altri test negativi, si esegue una colonscopia. Tale metodica viene eseguita mediante un telescopio flessibile che vine fatto passare dall’ano del malato fino a raggiungere il colon, per esaminare appunto questa parte dell’intestino. Una volta raggiunta la zona, si preleva un campione che serve per individuare il parassita coinvolto nella patologia. Attraverso la TAC o l’ecografia, è possibile invece visualizzare la presenza di ascesso epatico.
Riallacciandoci a quanto detto precedentemente, se l’amebiasi non mostra una sintomatologia importante riconducibile ad essa, ma il batterio è presente nelle analisi delle feci, solitamente il medico curante opterà per la somministrazione farmacologica di medicinali utili ad uccidere il parassita. Uno dei farmaci più utilizzati per debellarlo è il Fuorato Diloxanide, e tale trattamento viene consigliato perché le probabilità di contagiare altre persone sono alte nonostante non vi sia presente la sintomatologia. Dopo il trattamento, il malato eliminerà mediante le feci l’ameba, e nella fase successiva, è possibile la comparsa di alcuni sintomi.
Attualmente la ricerca ha stimato che circa 1 persona su 10 al mondo sia affetta da amebiasi. Come abbiamo accennato precedentemente, la malattia può verificarsi in assenza di sintomi riconducibili, per questo si pensa che circa 50 milioni di persone infettate da E.Histolytica, sviluppano nell’apparato la colite amebica oppure gli ascessi, provocando in questa maniera 100.000 decessi l’anno. Tale malattia è molto comune nelle zone centrali ed a sud dell’America, dell’Africa e dell’Asia., per questo viaggiare in tali ragioni può provocare un alto rischio di contrarre la malattia.
Prima di intraprendere un viaggio di piacere oppure di lavoro in queste zone, è consigliabile essere informati sulle eventuali probabilità di contagio.
La maggior parte delle persone affette da amebiasi che sviluppa una colite amebica oppure un ascesso epatico amebico, possono essere curati mediante la somministrazione di farmaci utili ad uccidere il parassita che ha determinato la malattia. Spesso il solo trattamento farmacologico non aiuta ad eliminare in maniera completa il parassita, per questo la sintomatologia può ricomparire anche a distanza di diverso tempo. In casi molto rari, a seguito dell’amebiasi, si può sviluppare nella persona affetta la colite fulminante, che provoca di conseguenza una malattia molto importante che tende a peggiorare progressivamente nell’arco di poco tempo. IN presenza di ascesso amebico o di infezione diffusa anche verso il sistema nervoso centrale, la prognosi del malato sarà peggiore. Tale infezione si può manifestare in assenza di norme igieniche o sanitarie scadenti, in particolar modo viaggiando nelle zone ad alto rischio di contagio. Consigliamo di effettuare tutte le misure preventive per evitare che tale malattia venga contratta.
Come abbiamo accennato, il parassita Histolytica, può provocare nel malato infiammazione del rivestimento intestinale, e tale condizione medica è conosciuta come “Colite Amebica”. Il termine generico colite, indica tutte le infiammazioni del rivestimento del grande intestino, ovvero del colon, mentre la parola Amebica, indica che la colite è stata provocata dall’ameba E. Histolytica. Tale malattia è molto spesso di lieve entità e determina solo dolori all’addome e diarrea, ma è possibile nei più gravi, che possa determinare infiammazione ulcerativa della mucosa gastrointestinale, provocando la cosiddetta dissenteria. In presenza di dissenteria amebica, il malato lamenta dolore addominale persistente e diarrea con tracce ematiche e di muco. Anche la febbre potrebbe essere un altro sintomo della malattia, anche se generalmente non si manifesta, ma nella maggior parte dei casi, sono presenti la perdita del peso corporeo e dell’appetito.
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