Domande e risposte

Algologia: Controllo del dolore, terapia adottata per i malati terminali

Il controllo del dolore viene più comunemente chiamato terapia del dolore o, ancora meglio, algologia. Si tratta di un vero e proprio approccio di natura scientifica e terapeutica nei confronti del dolore. Il dolore piuttosto di frequente può comportare una notevole inabilità del paziente sotto il profilo chiaramente fisico, ma spesso anche dal punto di vista emotivo. Il dolore acuto che si ricollega ad un trauma fisico piuttosto di frequente si può guarire naturalmente.

Quando si tratta di dolore cronico, invece, le cause alla radice del problema sono molto complicate da poter trattare e guarire. In qualche caso i neurotrasmettitori proseguono nell’invio della sensazione dolorosa anche nel momento in cui la causa che l’ha provocato non è più presente. A

d esempio, capita spesso che tanti pazienti che hanno subito un intervento di amputazione di un arto possano avvertire dolore all’arto mancante: in questo caso si parla della sindrome dell’arto fantasma.

Una delle numerose applicazioni del controllo del dolore è sicuramente nei pazienti che soffrono di neoplasie, ovvero che sono stati colpiti da dei tumori.

La definizione di controllo del dolore

Questo tipo di medicina prevede un approccio terapeutico che mira a trattare il dolore che può comportare una serie inabilitazione per il paziente sia dal punto di vista emotivo che fisico.

Nella maggior parte dei casi la terapia avviene con dei farmaci e corrisponde all’uso di analgesici non oppiacei, ma anche anticonvulsivanti, antidepressivi triciclici e oppiacei, mentre di solito i trattamenti più diffuse non a base di farmaci sono l’esercizio fisico e l’applicazione di freddo o di calore.

Il medico che svolge questo tipo di trattamenti, nella maggior parte dei casi, corrisponde alla figura dell’anestetista, ma nel corso degli ultimi anni sono tante le figure mediche che si sono specializzate in tale branca.

Il controllo del dolore è una tipologia di trattamento che viene utilizzata in svariati ambiti, a cominciare dalla postchirurgica fino ad arrivare alla traumatologia, senza dimenticare il campo neurologico (per la cura ad esempio di nevralgie e cefalee), ma anche in altri ambiti probabilmente un po’ meno evidenti, come quello odontoiatrico e quello ortopedico.

Senza ombra di dubbio, uno dei settori in cui tale terapia viene maggiormente sfruttata è quello oncologico, visto che viene utilizzata sia per dare sollievo contro i dolori e le sofferenze che vengono provocate dalla patologia, come nell’esempio dei malati terminali, ma anche per abbassare sensibilmente i notevoli effetti collaterali che subiscono tali pazienti dopo che si sottopongono a sedute di chemioterapia o radioterapia.

Quando deve essere eseguita la terapia del dolore

Piuttosto di frequente la terapia del dolore viene impiegata nel corso delle ultime fasi di una patologia di carattere terminale. In realtà, bisogna sottolineare come gran parte dei pazienti in cui tale tipo di terapia può tornare davvero utile sono quelli che soffrono per colpa di un dolore cronico, mentre solamente in casi residui la terapia del dolore andrebbe impiegata per la cura dei tumori.

Ci sono anche altre situazioni in cui tale trattamento può risultare utile e non si tratta certo dell’ambito oncologico: stiamo facendo riferimento alla cura di determinate patologie croniche che vanno a colpire le persone di una certa età e hanno come conseguenza principale quella di renderle completamente autoinsufficienti e, per tale ragione, devono dipendere sempre da qualcun altro.

Tale situazione comporta spesso dei disturbi e delle conseguenze a livello mentale, causando molto di frequente stati come ansia e depressione.

Il controllo del dolore nei malati terminali

L’obiettivo delle cure palliative è quello più che altro di dare un po’ di sollievo al paziente che si trova con una patologia in stadio avanzato rispetto ai principali sintomi dolorosi da cui è colpito, ma al tempo stesso rallentare anche la progressione della malattia.

In base alle ultime statistiche che sono state diffuse da parte dell’OMS, sembra che ogni anno vengano diagnosticati circa 12 milioni di persone che soffrono di tumore e, in gran parte dei casi, tali patologie comportano la morte del soggetto colpito.

Nel caso in cui i trattamenti a cui viene sottoposto il paziente possono risultare praticamente senza scopo per via del fatto che non riescono in alcun modo a diminuire la massa del tumore, allora il dolore avvertito da queste persone sarà veramente drammatico.

L’obiettivo, quindi, di tale trattamento è quello di migliorare il più possibile la qualità della vita soprattutto dei malati terminali e, quindi, di permettere un’esistenza quantomeno dignitosa per quel ridotto lasso di tempo che gli rimane da vivere, indipendentemente da quale sia il suo stato patogeno.

Per raggiungere tale obiettivo ci sono diversi sistemi, tra cui anche la somministrazione di medicinali con potenza analgesica, come ad esempio gli oppiodi.

Quali sono gli effetti collaterali della morfina

La morfina, piuttosto di frequente, è in grado di causare tutta una serie di effetti collaterali, anche se chiaramente non sempre possono insorgere, ma dipendono strettamente dalla sensibilità di ciascuna persona nei confronti di tale medicinale.

Tra gli effetti indesiderati troviamo indubbiamente il prurito, la nausea, ma anche la miosi e la stipsi. In modo specifico, le principali preoccupazioni nell’uso della morfina sono più che altro legate alle conseguenze dal punto di vista psichico sul paziente, dal momento che la morfina è in grado di provocare degli stati di carenza o di astinenza.

In alcuni casi anche la necessità di continuare ad assumere la morfina, senza farsi troppi scrupoli e ad ogni costo, può comportare l’impiego di dose sempre più elevate può comportare degli effetti a dir poco pericolosi sia sui rapporti sociali che sulla salute mentale del soggetto che ormai può essere definito tossicodipendente.

Bibliografia
  • Douglas M. Anderson, A. Elliot Michelle, Mosby’s medical, nursing, & Allied Health Dictionary, VI edizione, Piccin, New York 2004
  • Costantino Benedetti, Richard Chapman, “John J. Bonica: A Biography”, Minerva Anestesiologica, 2005, pp. 392–396
  • Luca Borghi, Umori: Il fattore umano nella storia delle discipline biomediche, Società Editrice Universo, Roma 2013, pp. 350
  • Pierluigi Zucchi, Compendio di Semantica del Dolore: Dolore, Fede, Preghiera (Compendium of Pain Semantics: Pain, Faith, Prayer), Istituto per lo studio e la terapia del dolore, Firenze 1991, pp. 41–47
Voci correlate
medicionline.it

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