Secondo i dati del rapporto “Global status report on alcohol and health 2018” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2016, nel mondo, più di 3 milioni di persone sono morte a causa del consumo dannoso di alcol. Il dato corrisponde a 1 decesso ogni 20 e, per più di tre quarti, ha interessato il sesso maschile. Nel complesso il consumo dannoso di alcol causa oltre il 5% dell’impatto globale di tutte le patologie (indicato in inglese come Global Burden of Disease – GBD). La Regione europea dell’OMS è la quella con i consumi di alcol più alti e la più alta prevalenza di disturbi del consumo di alcol tra uomini e donne.
Durante la pandemia da COVID-19 l’OMS sottolinea l’importanza di informare la popolazione che bere alcolici non protegge da COVID-19 e incoraggia i governi a far rispettare le misure che limitano il consumo di alcol. In Italia, nel 2017, 67.975 persone sono state prese in carico dai servizi per l’alcoldipendenza. Il 27,1% erano nuovi utenti e la quota restante persone già in carico presso i servizi o rientrate nel corso dell’anno dopo aver sospeso un trattamento precedente. Tuttavia, l’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità stima che oltre il 90% di chi ha un consumo dannoso che richiederebbero un intervento o un trattamento, non vengono intercettati dai servizi per l’alcoldipendenza.
Il consumo dannoso di alcol si somma a numerosi fattori sociali, come la riduzione del reddito e l’isolamento, portando a un aumento dei pazienti che presentano una problematica alcol-correlata, in un momento in cui i servizi sono ancor meno in grado di gestirli.
La situazione che stiamo vivendo e la paura dell’ignoto rendono più vulnerabili. In un momento come questo le persone sentono il bisogno di discutere delle proprie preoccupazioni e cercare supporto. Ma, tra chi sta lottando contro un disturbo da consumo di alcol, la pandemia porta alla luce anche altre problematiche.
Il disturbo da consumo di alcol è una malattia cronica recidivante che viene diagnosticata entro un periodo di 12 mesi mediante una determinata serie di criteri (per approfondire leggi: American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (5th ed.). American Psychiatric Publishing; 490-491.). Nel tempo l’alcol indebolisce il sistema immunitario per cui, indipendentemente dalla quantità assunta ogni volta chi ha una problematica alcol-correlata è di per sé più vulnerabile al contagio da COVID-19. È pertanto urgente e necessario supportare chi combatte la dipendenza da alcol in questo periodo di distanziamento sociale e isolamento domestico.
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