Le intolleranze alimentari sono reazioni ostili al cibo, differenti dalle più note allergie alimentari. Nell’intolleranza, infatti, il nostro organismo non si trova nella forma tecnica dell’allergia in senso stretto, ma solamente una reazione sintomatica di diversa natura e, spesso, difficilmente individuabile in breve tempo e con precisione.
Bisogna infatti ricordare che mentre la reazione allergica emerge con particolare immediatezza e significatività, le intolleranze alimentari si manifestano in maniera più lenta. Ne deriva una situazione in cui il nostro corpo continua ad assumere regolarmente il cibo che crea intolleranza, senza che – apparentemente – vi sia una reazione di natura immunitaria. Questo non significa, in ogni caso, che l’intolleranza alimentare debba essere sottovalutata, anzi: le intolleranze possono infatti maturare gradualmente nel tempo, diventando sempre più insistenti e peggiorando con il passare degli anni.
Quali sono i tipici sintomi da intolleranza
Secondo alcune ricerche, le intolleranze alimentari sarebbero subite da circa il 20-30% della popolazione. Le statistiche sono tuttavia piuttosto confuse, tanto che alcuni analisti sostengono che in realtà la percentuale di popolazione interessata da intolleranze non sia superiore al 5-10%, mentre altri puntano addirittura al 40%. La divergenza statistica è legata alla difficoltà di monitorare i sintomi e individuare le cause.
A proposito di sintomi, la gamma di evidenze è abbastanza ampie: le intolleranze possono infatti sfociare in diarrea, mal di stomaco, coliti, dermatiti, dermatosi, eczemi, psoriasi, asma, congiuntiviti e altro ancora. Insomma, una vastissima serie di pregiudizi che potrebbe rendere molto difficile cercare di creare un nesso tra l’alimento cui si è intolleranti, e la manifestazione del sintomo.
Come scoprire le proprie intolleranze alimentari
In medicina esistono diversi test che consentono di individuare le proprie intolleranze alimentari. Anche in questo campo, tuttavia, la confusione sembra essere piuttosto evidente, visto e considerato che alcuni medici considerano pienamente validi solamente i test rivolti a scoprire se vi siano intolleranze nei confronti di lattosio o glutine. In altri casi, invece, vengono promossi dei test non convenzionali o “non ufficiali” che cercano comune di individuare le aree di intolleranza, da approfondire successivamente con altre verifiche.
Contrariamente alle allergie, i test per le intolleranze non sempre riescono a fornire un risultato puntuale e specifico. Il problema derivate da tale situazione è innanzitutto relativo alla “sensibilità”, ovvero la probabilità che il soggetto intollerante presenti un test positivo: purtroppo raramente i test possono garantire un risultato netto e definitivo. Molto più frequentemente il responso deriva dalla presentazione di una percentuale di probabilità di essere “malati” (intolleranti). Quanto basta, comunque, per cercare di porre in essere dei comportamenti maggiormente attenti sul fronte delle proprie intolleranze. Come se quanto sopra non bastasse per evidenziare le caratteristiche del test, ricordiamo come molto spesso gli esiti diano delle “false positività”, e che altrettanto spesso i vari test effettuabili diano dei risultati non coincidenti o incompatibili.
Test moderni per le intolleranze alimentari
Quanto sopra non vuole naturalmente scoraggiare chi si sta per sottoporre a un test per l’intolleranza alimentare dal compiere questo importante esame, anzi. Occorre tuttavia cercare di ridurre la portata e la profondità di tali test, considerando che le analisi di cui sopra sono solamente un primo passo per sconfiggere o attenuare le intolleranze.
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I test più moderni per le intolleranze alimentari sono effettuati prelevando una goccia di sangue attraverso una puntura del dito. Il campione viene poi analizzato in laboratorio, verificando le modificazioni strutturali dei granulociti neutrofili a contatto con gli estratti dei vari alimenti, e determinando quindi il grado di intolleranza nei confronti di ciascun alimento di riferimento.
Una volta che sono stati identificati, con tale test, i presunti responsabili del fenomeno di intolleranza, sarà quindi possibile eliminarli dalla propria alimentazione quotidiana: anche in questo caso si tratta di una “prova”, della durata tra 1 o 3 mesi a seconda del grado di intolleranza. Se all’interno del questo periodo i propri fastidi non si ripresentano, è probabile che l’individuazione dell’alimento che provoca intolleranza sia andato a buon fine.
Attenzione: una volta eliminato l’alimento, non è affatto detto che non lo si possa reinserire all’interno della propria dieta. È tuttavia importante che la reintroduzione venga effettuata gradualmente, affinchè l’organismo possa essere “educato” a riconoscere quale non dannoso quell’alimento. In alcuni casi, anche la reintroduzione graduale potrebbe provocare delle ricadute nell’intolleranza, suggerendo quindi il definitivo accantonamento di tale alimento, con sostituzione con alimenti di altra natura.
Qualche risposta rapida sulle intolleranze alimentari
Cerchiamo quindi di concludere questo nostro approfondimento sulle intolleranze alimentari affrontando una serie di risposte rapide ai più diffusi quesiti. Innanzitutto, ricordiamo che – come già anticipato – non tutte le intolleranze agli alimenti provochino necessariamente il definitivo allontanamento dello stesso dal proprio menu quotidiano. Le intolleranze vengono infatti generalmente suddivise in tre gradi (primo, secondo e terzo), ad ognuno dei quali può seguire una diversa “terapia” di reintroduzione dell’alimento nella propria dieta.
Si tenga inoltre conto che le intolleranze alimentari possono provocare una serie di disturbi talmente ampia dal rendere difficile il collegamento di un nesso tra il malessere e l’alimento. Basti considerare che le intolleranze determinano uno stato di infiammazione diffusa che, una volta superato il livello di allerta, può raggiungere i vari organi. Ne consegue che un malessere ad un determinato organo apparentemente “insospettabile” può essere ricondotto proprio ad una intolleranza.
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Infine, tenete conto che sussistono dei reali collegamenti tra le intolleranze alimentari e le variazioni di peso. Diverse ricerche hanno infatti dimostrato che gli alimenti non tollerati possono causare dei disturbi al metabolismo, con variazioni di peso in aumento o in riduzione. Pertanto, eliminando o controllando l’assunzione degli alimenti di cui si è intolleranti, è possibile cercare di attivare il metabolismo in maniera positiva, con conseguente perdita di peso.
Al di là di quanto precede, tenete quindi conto che sarebbe bene affrontare il tema delle intolleranze con giudizio e specificità. Parlatene con il vostro medico di fiducia, organizzate vari test informativi e, successivamente, cercate di predisporre i cambiamenti nel vostro menu quotidiano alimentari, affinchè l’alimento oggetto di intolleranza possa essere temporaneamente abbandonato e poi gradualmente reintrodotto o sostituito.