A giudicare dalle statistiche riguardanti la pandemia di Covid-19 si direbbe che l’infezione da SARS-CoV-2 possa avere solo due esiti possibili: la morte o la guarigione. La situazione, invece, sembra essere più complicata di così. Nel corso dei mesi si sono infatti moltiplicate le testimonianze di persone guarite dalla Covid-19 che continuano ad avere problemi di salute di vario genere, anche a distanza di tempo. In alcuni casi, poi, questi strascichi sono tanto gravi da impedire alle persone affette di ritornare veramente a una vita normale. Il problema, emerso già nei primi mesi dell’epidemia in alcuni gruppi di pazienti sui social network, è stato definito “long Covid” o, in modo meno colloquiale, “sindrome post Covid-19”. Sebbene sia presto per stabilire quanto a lungo possa durare questa condizione, è evidente che di fronte all’elevatissimo numero di casi di infezione da SARS-CoV-2 il long Covid rappresenta un problema con conseguenze sanitarie potenzialmente enormi.
In cosa consiste il long Covid?
“L’esperienza suggerisce che un numero considerevole di pazienti sviluppa una sindrome post-virale che può debilitarli sotto molti aspetti per settimane e settimane dopo la cosiddetta guarigione e l’eliminazione del virus”. Così sosteneva all’inizio dell’estate scorsa Anthony Fauci, capo della task force statunitense per la gestione della pandemia di Covid-19. Nei mesi successivi, poi, il numero di pazienti che riportavano problemi di salute nonostante non risultassero più positivi all’infezione da SARS-CoV-2 è cresciuto a tal punto da diventare un argomento di discussione sempre più presente all’interno della comunità scientifica.